È bene partire dal presupposto che il comportamento viene elaborato dal cervello in base agli stimoli che arrivano al corpo, non solo in termini di eventi che stanno succedendo intorno a noi, ma anche e soprattutto in base agli stimoli dei cinque sensi e dall’interno del nostro corpo (interocezione). Dunque, è come percepiamo e sentiamo l’ambiente esterno e interno a noi che fa la differenza su come ci comportiamo.
Come percepisce il bambino autistico?
Nello spettro autistico ci troviamo di fronte a difficoltà nella sensorialità, in termini di “ipo” o “iper”, come se il soggetto percepisse troppo poco o troppo.
Questo non accade per un problema di tipo periferico, per esempio di recettori al tocco sulla pelle, ma per un problema a livello di sistema nervoso centrale. La persona infatti ha difficoltà a livello cerebrale nella selezione, elaborazione e integrazione degli stimoli che arrivano dalla periferia. Gli stimoli periferici non comprendono solo i cinque sensi, ma anche gli interocettivi, ovvero quelli che arrivano “dall’interno” del corpo e ci informano come sta quest’ultimo e gli stimoli potenzialmente dolorosi.
L’elaborazione del comportamento avviene in maniera automatica e si basa per la maggior parte proprio sull’elaborazione di tutti questi stimoli. Nel momento in cui c’è una difficoltà nell’elaborazione e nell’integrazione degli stimoli, si avrà un comportamento considerato fuori dai nostri canoni di normalità. Tale comportamento però, non è altro che una strategia per il soggetto per gestire gli stimoli e l’ambiente.
Il bambino autistico che cammina sulle punte?
Per esempio il bambino “ipertattile”, cioè il suo cervello ha difficoltà nella gestione dello stimolo tattile, può percepire il tocco come amplificato. Immaginate di camminare scalzi sul pavimento e percepirlo come sassi invece che liscio. Questi bambini spesso camminano sulle punte, perché lo stimolo tattile che arriva dalla pianta del piede (zona particolarmente innervata e sensibile) diventa troppo tutto insieme; utilizzano pertanto la strategia di ridurre la quantità dello stimolo dalla pianta intera alla punta. Essi tollerano a fatica il contatto, gli abbracci… non perché non li vogliono, ma perché diventa molto pesante gestire gli stimoli tattili in tal modo!